Non vogliamo un’altra Parigi

Amiche e Amici,
i fatti che stanno scuotendo Parigi in queste ore sono un duro colpo. Non soltanto pensando ai morti, ai feriti, alle sofferenze delle loro famiglie.
Immaginare la paura e i pianti strazianti dei bambini stringe il cuore.
Pensare che tutto questo possa essere “solamente” una vendetta, una dimostrazione di forza perpetrata da alcuni uomini nel nome del Dio in cui credono è scioccante.
Qualunque sia la religione che professate, ci insegnano che Dio è amore, perdono, tolleranza, qualunque sia il suo nome.

Dove è la tolleranza? Dov’è il rispetto per la sacralità della vita? Dov’è la tutela dei più deboli?
Come possiamo permettere che ancora nel 2015 un uomo possa scegliere se togliere la vita ad un altro suo pari?
Come tollerare che nel nome della fede un gruppo di uomini metta sotto assedio una città, da sempre simbolo in Europa di commistione di razze, culture e religioni diverse, seminando morte e distruzione?
Come possiamo chiamarla religione, quando in realtà la parola cela ignoranza, assenza di ragione e di tolleranza verso le differenze?

Le differenze, le peculiarità andrebbero difese, protette, tutelate. Sono ciò che caratterizzano, contraddistinguono, rendono bello un paese da un altro, un popolo da un altro.
Non vanno annientate, vanno incentivate!
Un continente come l’Europa, culla di civiltà e cultura, che ha dato i natali a moltissimi geni e artisti, dove la democrazia, la pace e il rispetto dovrebbero essere costantemente promossi, giace inerme, finge sbigottimento, fa fatica ad intervenire.
Non possiamo ritardare negli interventi come è successo con gli immigrati siriani.

Non abbiamo ancora cancellato dalla mente la vista del bambino di tre anni morto mentre cercava di arrivare in Italia in cerca di un futuro di speranza, con la propria famiglia.
In più di un caso la Sicilia, malgrado le difficoltà che l’affliggono si è dimostrata una regione misericordiosa, altruista, aperta e disponibile.
Nonostante i siciliani vivano disagi, hanno accolto senza pensarci gli emigranti, hanno dato loro un rifugio e conforto.
Nonostante viviamo una situazione di arretratezza rispetto al resto d’Italia, ci siamo comportati come la più moderna e avanzata regione d’Europa.

Anche in questo caso rimarchiamo la necessità di agire tempestivamente invocando i diritti inalienabili dell’uomo e promuovendo la tutela dei più deboli come sintomi di civiltà, cultura e consapevolezza. #InsiemeSiPuò