Hanno colpito il nostro cuore
Hanno colpito il nostro cuore
Amiche e Amici,
dopo i fatti che hanno straziato Parigi a novembre e le notizie di cronaca che quotidianamente dominano le tv nazionali, ieri una nuova, triste pagina a Bruxelles.
Vogliamo per una volta spostare il focus dalle vittime innocenti e dalle loro famiglie, a cui mandiamo ovviamente il nostro più sentito pensiero e le nostre condoglianze, e analizzare la situazione in un’ottica più ampia.
Lasciamo stare le rivendicazioni, ignoriamo i nomi di chi è carnefice, mettiamo da parte ogni professione religiosa e politica.
Chiediamoci semplicemente perché. Perché permettiamo tutto ciò?
Secoli di cultura annientati in un secondo per che cosa? Quale valore può essere più importante della vita umana e della tutela di quest’ultima? Continuiamo a guerreggiare credendo di sconfiggere il nemico al di là della cortina, senza in realtà renderci conto che stiamo combattendo contro il riflesso nello specchio.
Hanno colpito il cuore dell’Europa. Hanno colpito il nostro cuore.
Abbiamo permesso di attaccare un nuovo centro, un’altra città.
La storia non solo non ha fatto da maestra di vita: è stata proprio dimenticata. Guardiamo così tanto al giardino del vicino da aver perso completamente il vero centro, ciò che realmente conta e dà un senso al tutto.
Stiamo obbligando i nostri figli a crescere in un’era di terrore: insegniamo loro a diffidare di chiunque, generalizziamo su tutto: culture, tradizioni, pensieri. Se un uomo o una donna hanno il colore della pelle in un modo, se indossano certi abiti tradizionali, se mangiano alcuni piatti o pregano a certi orari, allora sono tutti da evitare perché potrebbero essere ladri o assassini.
Abbiamo offerto alle milizie una scusa per girare indisturbate in qualunque città d’Europa.
Utilizziamo i media, tradizionali e non, per divulgare messaggi sbagliati, che alimentano rancori, falsi miti, concetti sbagliati: incolpiamo culture religiose differenti quando la religione non c’entra.
Diffondiamo hashtag di solidarietà, che anziché fornire aiuti concreti o a cui seguano donazioni, durano il tempo di un tweet, scritto e inviato online solo perché va di moda, è giusto farlo per cavalcare l’onda.
Piangiamo le vittime guardando solo alle nostre. Quando cade un aereo o esplode una bomba, ci preoccupiamo se gli italiani siano sopravvissuti.
E gli altri? Non valgono la stessa preoccupazione?
Ho paura per le mie figlie e mi dispiace che stiano crescendo in un mondo così. Per me la cultura, la diffusione di conoscenza, il puntare sull’educazione rimane l’unica forma possibile di evoluzione. Solo acquisendo consapevolezza, l’uomo può evolvere e migliorare.
Fino a quel punto rimaniamo come l’uomo preistorico, solo con un bagaglio di esperienze di vita maggiore, esperienze di vita che però, evidentemente, non ci hanno aiutato a crescere.
Educhiamo, formiamo e miglioreremo davvero questo mondo.
Non solo a parole, ma a fatti! #InsiemeSiPuò