Family Day 2016: tra diritti negati e quesiti etici

Amiche ed Amici,
in questi giorni ovunque, dalle piazze alle televisioni, dai giornali ai social network, si è molto dibattuto della questione delle unioni civili e della promozione del nuovo Family Day.
Le principali città del mondo New York, Parigini, Berlino, Tel Aviv hanno colorato monumenti e palazzi con i colori dell’arcobaleno per manifestare la solidarietà nei confronti della comunità LGBT e della loro richiesta non solo di potersi sposare in tutto il mondo, ma anche di poter diventare anche genitori.
Colpisce che una delle poche città (tra quelle rappresentative), Milano, non solo non abbia colorato d’arcobaleno nessun palazzo, ma anzi abbia scritto sul Pirellone a caratteri cubitali “Family Day”, a sottolineare una presa di posizione forte.

L’Italia è da sempre una nazione dove, da una parte la tradizione e dall’altra la presenza del Vaticano, la religione è fortemente radicata, seguita e inserita nel bagaglio culturale di ogni individuo.
Secondo la Chiesa italiana, la famiglia tradizionale è composta da uomo e donna, che si uniscono nel sacro vincolo del matrimonio e coronano questa unione con un figlio, punta di diamante del nucleo familiare.
Va da sé che ogni altro tipo di unione non è riconosciuta e, nei casi delle coppie tra persone dello stesso sesso, viene pure scoraggiata e osteggiata.

Da padre di famiglia, padre e persona credente, riconosco nella famiglia tradizionale l’unica tipologia di famiglia possibile.
Ritengo che i figli debbano crescere in un nucleo con due figure ben distinte, padre e madre, che li educhino e indirizzino in maniere differenti ma complementari.
Sono perciò contrario all’adozione da parte di coppie omosessuali: i bambini non sono un diritto perché non sono oggetti.
I bambini sono esseri umani e come tali, hanno diritti inalienabili dal momento in cui arrivano su questa terra. Perciò vanno tutelati e bisogna assicurar loro l’educazione migliore possibile offrendo esempi solidi ed integri.
Nonostante le mie prese di posizioni ben radicate, in merito alla questione delle unioni civili, credo che la tematica sia molto delicata e sarebbe tempo di occuparsene e di attuare una legislazione. I tempi sono maturi, la priorità è massima e non possiamo rischiare, come nazione, di continuare ad essere il fanalino di coda dell’Europa e non solo.
Siamo nel terzo millennio: imbocchiamo il progresso e sintonizziamoci sulla stessa linea d’onda degli altri paesi.

A parte questo, benché io e il mio Movimento, Insieme Si Può, crediamo in una sola tipologia di famiglia e non siamo a favore dell’adozione da parte di quest’ultimi, al tempo stesso abbiamo sempre promosso e continuiamo a credere nel rispetto di tutti e nell’uguaglianza come diritto inalienabile di ogni essere umano.
Ci dissociamo quindi da ogni dimostrazione anche vagamente razzista e da ogni azione che possa aver leso la comunità LGBT in un momento storico molto delicato, in cui istituzioni, come la famiglia, che abbiamo sempre visto e percepito in un modo vengono completamente ribaltate e stravolte.
L’integrità umana deve essere sempre preservata: il disaccordo esiste laddove il rispetto e l’educazione persistono. Quando vengono meno, vengono meno anche i valori fondanti della vita umana.

Volete crescere i vostri figli in un mondo promiscuo rispetto ai valori? Volete insegnare l’odio, l’emarginazione e la prepotenza?
Da padre, auguro alle mie figlie di diventare madri e insegnare ai loro figli gli stessi sani principi con cui le abbiamo cresciute noi: amore, rispetto, famiglia, condivisione, educazione, comprensione, fede.
Come spesso abbiamo predicato anche attraverso il Movimento, la cultura è conoscenza e conoscenza porta consapevolezza di cosa e chi siamo, del mondo che ci circonda e delle infinità possibilità che abbiamo compiendo una scelta piuttosto di un’altra.

Ancor prima di dibattere di unioni civili, di omosessualità, di adozioni, ancor prima di giusto o sbagliato, condivisibile o meno, bisogna educare.
#InsiemeSiPuò diffondere una corretta educazione e rendere questo mondo un posto migliore in cui crescere.